Fratture da stress nel runner.
Tutte le fratture da stress nei runner avvengono per errori nei volumi d’allenamento e nel particolare quando il numero e l’intensità dei cicli di carico del tessuto osseo superano le sue capacità di sopportare i carichi ripetuti.
In particolare monitorare l’intensità dell’allenamento (in termini di distanza, velocità, dislivello, ecc) è la chiave per evitare questo fastidioso infortunio.
Per quanto l’ambito del monitoraggio dei carichi nel runner sia ancora oggetto di studi e non ci sia ancora una best practice universalmente riconosciuta, ci sono alcuni punti che possiamo mettere in luce:
- non incrementare di più del 10-15% i km a settimana (non è una regola ferrea ma puoi avere un idea di come usare il gps e quali dati guardare).
- prestare attenzione ai segni e sintomi che il corpo ci manda (continuare a correre sopra il dolore non è una buona idea).
- variare le uscite! Al tessuto osseo piace se lo stimolate in diverse direzioni con intensità degli impulsi non costante (meno asfalto e un pochino di off-road ogni tanto fa bene).
- avere una tecnica di corsa efficiente e poco “impattante” (cadenza tra 170-180, impatto al suolo di medio piede/avampiede) è importante sempre ma è fondamentale per guarire da questo tipo d’infortunio.
Non tutte le fratture da stress sono uguali: ci sono fratture a “basso rischio” (diafisi della tibia e del perone, ossa del bacino, metatarsi ecc) che hanno una prognosi molto favorevole, richiedono meno frequentemente l’utilizzo di esami strumentali e prevedono un ritorno alle attività sportive in 10-12 settimane.
Ci sono anche però fratture ad “alto rischio” (collo del femore, rotula, calcagno ecc); sono zone anatomiche che sono sottoposte a carico ‘distrattivo’ che, in caso di sofferenza del tessuto osseo, possono peggiorare ed evolvere con una prognosi più sfavorevole.
In questi casi una corretta diagnosi corredata da esami strumentali (RM o TC) è fondamentale; il runner va assolutamente fermato da ogni attività e a volte è necessario il ricorso a tutori o stampelle per proteggere la zona lesionata. Ovviamente in questo caso i tempi sono più lunghi e legati al processo di guarigione dell’osso.